PSA peste suina intervengono i cani
Anche se non trasmissibile all’uomo, e quindi non rappresenta alcun pericolo per la salute dei cittadini, la PSA crea disagi gravi a livello economico e sociale. Anche se sembra incredibile, un aiuto efficace per aiutare a prevenire il problema, arriva dall’intervento di cani appositamente addestrati

PSA un bel problema!
In Italia la PSA è soggetta ad un Piano di sorveglianza nazionale. La peste suina africana (PSA) è una malattia virale infettiva che colpisce sia i suini domestici che quelli selvatici.
Ad oggi purtroppo non esistono vaccini. La mortalità può raggiungere il 100% degli animali colpiti da questo virus, caratterizzato da un’elevata resistenza nell’ambiente e da un’alta contagiosità.
Anche se non trasmissibile all’uomo, e quindi non rappresenta alcun pericolo per la salute dei cittadini, la PSA crea disagi gravi a livello economico e sociale. Essa infatti può incidere sulla redditività degli allevamenti. Condiziona le movimentazioni di suini e dei relativi prodotti all’interno dell’Unione Europea e le esportazioni verso paesi terzi. In Italia la PSA è soggetta ad un Piano di sorveglianza nazionale.
Facciamo un passo indietro
Nel 2014 è esplosa un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est. Da allora la malattia si è diffusa, in tutta Europa e nel Mondo. È presente in Cina ed in diverse aree del Sud-Est asiatico, in Oceania (Papua Nuova Guinea) e in alcuni Paesi dell’America centrale.
Per quanto riguarda la situazione italiana, la malattia è stata introdotta in Sardegna dal 1978, diffondendosi sia nei suini allevati sia nelle popolazioni di cinghiali. Negli ultimi anni l’approccio alla lotta alla malattia è stato radicalmente rivisto, e ciò ha consentito un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica.
La situazione in Italia

2022
Il 7 gennaio 2022 il Centro di Referenza Nazionale per lo Studio delle Malattie da Pestivirus e da Asfivirus (CEREP) presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche (IZSUM), ha confermato il primo caso di PSA in una carcassa di cinghiale nel Comune di Ovada, in Provincia di Alessandria (Piemonte). Nei giorni successivi il virus è stato rilevato anche in diverse carcasse di cinghiali in Liguria, in provincia di Genova.
Il 5 maggio la PSA è stata riscontrata nel Lazio, in un cinghiale rinvenuto in fin di vita in una Riserva Naturale nella zona nord di Roma, ed in altre carcasse rinvenute nella stessa area. Il 26 maggio è stato segnalato un caso sospetto di PSA in un cinghiale incidentato anche nella provincia di Rieti. Il 9 giugno la malattia è stata riscontrata anche in un allevamento di suini, a Roma, a poca distanza dalla zona di rinvenimento della prima carcassa di cinghiale infetta dell’area.
Dopo un anno, la malattia è stata confermata in Calabria in alcuni cinghiali, nel comune di Reggio di Calabria e a distanza di pochi giorni in due allevamenti semibradi di suini, in provincia di Reggio Calabria. Nello stesso mese si è propagata in Campania, in alcune carcasse di cinghiale.
2023
A Giugno 2023 la PSA è stata riscontrata nei cinghiali anche in Lombardia, in provincia di Pavia. mentre a fine agosto la malattia ha colpito alcuni allevamenti di suini nella medesima provincia. A settembre 2023 si segnalano tre casi di Peste Suina Africana in un allevamento in provincia di Nuoro, riconducibili al genotipo 2, responsabile dell’epidemia che attualmente interessa l’Italia continentale e Europa e mai rilevato in Sardegna.
In seguito alla conferma della malattia nei suini e nei cinghiali, sono state rispettivamente definite e istituite in maniera tempestiva le zone di protezione e sorveglianza, e le zone infette per il selvatico.
2024
I campioni prelevati il 27 luglio 2024 dalla Asl di Novara in un’azienda suinicola del novarese (Trecate) hanno rilevato la presenza del virus. Si tratta del primo focolaio di PSA nel domestico accertato in Piemonte.
In Sardegna poi è operativa Progetto Serena che con cani istruiti ad hoc, sta contribuendo a contrastare la PSA.
I Cani in aiuto per la PSA

Grazie alla collaborazione con la Regione Sardegna ed al dipartimento di Prevenzione, sono stati formati alcuni cani che, seguendo il protocollo scientifico del Dott. Roberto Zampieri, stanno dando un contributo rilevante. Il controllo dei cani, grazie al loro olfatto già ampiamente dimostrato, lo si fa su carni di suino, occultate su furgoni, e senza timbro o con controlli parziali. Su carni non dichiarate o carni abbandonate, che potrebbero essere fonte di nutrimento per cinghiali o altri.
Tali carni, segnalate dal Cane seguendo il protocollo, diventano oggetto di analisi nei laboratori preposti sul territorio. Il Cane vede questo esercizio in forma ludica e viene sempre accertato il non rischio patologico o clinico nell’esercizio.
I Cani ci aiutano sempre?!
Si, parola di Jack
