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Il salotto letterario di Daniela con Francesca Piazza

Francesca Piazza. LEI
Francesca Piazza editrice di Golem Edizioni

Francesca Piazza scrittrice ed editrice di Golem edizioni, nell’intervista concessa a Daniela Mencarelli Hofmann. L’autrice di romanzi e poesie di successo, sarà ospite a Costarainera (IM) il prossimo 25 luglio

Francesca Piazza

Incontriamo Francesca Piazza, scrittrice, direttrice editoriale e amministratrice unica di Golem edizioni, con una laurea in giurisprudenza e un’esperienza pluriennale nel settore bancario che decide di abbandonare per dedicarsi a tempo pieno al mondo dei libri. È autrice di due romanzi, “Sono stata nella giungla” (2021, Golem Edizioni) e Tricotillomania (2024, Rossini Editore). Alcune sue poesie sono state pubblicate da Temperino Rosso Edizioni nella raccolta “Ritorno a Itaca” (2022) a cura di Silvana Archetti.

Francesca Piazza sarà presente il 25 luglio a Costarainera alla rassegna letteraria “Libri d’Estate con Le MusE – aperitivo con l’autrice” (parte integrante dell’edizione del 2024 de Le MusE Festival al Femminile) con il romanzo “Tricotillomania”. L’autrice dialogherà, a partire dalle 18.30, con Gabriella Benedetti, giornalista, e con la sottoscritta, autrice e condirettrice del festival.

Ciao Francesca, grazie per aver accettato di partecipare al mio salotto letterario. Leggo nella tua biografia che hai studiato legge e lavorato alcuni anni in banca fino al grande salto nel mondo dell’editoria. Oggi sei direttrice editoriale e amministratrice unica di Golem Edizioni, scrivi romanzi e poesie e sei pure madre! Come è stato il salto nel buio – dal posto sicuro all’attività imprenditoriale? E soprattutto: come fai a conciliare così tanti impegni?

Nella mia vita ho svolto tanti lavori, seppur la mia “giovane” età, e non me ne è mai piaciuto nessuno. In banca le cose sembravano andare meglio ma dopo il primo figlio ho iniziato a sentirmi un peso per l’azienda, sono stata trasferita ad altra sede e ho deciso di licenziarmi. Così, dopo un periodo trascorso con mio figlio di un anno, per un atto di amore nei miei confronti, mi sono detta che se mai avessi ricominciato a lavorare, avrei fatto qualcosa che mi piaceva, perché me lo meritavo.

Puoi descriverci una tua giornata tipo da direttrice editoriale? Di cosa ti occupi principalmente e cosa deleghi ad altri? Cosa ami di questo lavoro?

La prima cosa, ti farò ridere, è controllare i pagamenti, perché il primo compito dell’amministratore è quello di far quadrare i conti, pagare chi va pagato e incassare da chi ci deve dei soldi (impresa non sempre semplice, purtroppo).

Dopodiché ci sono giorni (pochi) in cui riesco a andare avanti sui libri che edito e impagino io personalmente, ma la maggior parte delle volte passo buona parte della giornata a rispondere a dubbi e domande degli autori su svariati temi (tempi di valutazione, date di uscita, royalties, copertine, premi, presentazioni, ecc.). Più volte a settimana incontro (di solito a mezzo webcam) potenziali autori per un colloquio conoscitivo e leggo (tantissimo).

Mi assicuro che la produzione rispetti i tempi per la pubblicazione, controllando che tutte le varie fasi per la realizzazione del libro stiano procedendo secondo la pianificazione, scelgo le grafiche per diversi contenuti che condividiamo e cerco di mantenermi aggiornata sul mondo editoriale partecipando a corsi di aggiornamento che spesso vengono organizzati (per esempio su compravendita di diritti all’estero, regolazione dei diritti d’autore, realizzazione audiolibri e podcast).

Nel mio team ho due editor (di cui una che si occupa anche dell’ufficio stampa) e una ragazza che segue la parte amministrativa-contabile. Affido loro anche la gestione della logistica (spedizione dei libri ai nostri distributori, attività che occupa diverse ore a settimana). Ho poi un affiatato gruppo di lettori forti al quale affido il compito di leggere e valutare i manoscritti che mi paiono più promettenti.

Di questo lavoro amo tutto: conoscere storie, parlare con le persone, fare cultura. Non potrei vivere senza libri.

Il tuo primo romanzo “Sono stata nella giungla” racconti in modo ironico le tue esperienze lavorative, soprattutto le difficoltà che comporta diventare madre quando si lavora. Ce ne vuoi parlare?

Sono sempre stata una lavoratrice (ho cominciato a lavorare a 19 anni, quando ancora studiavo al primo anno di università) ma, allo stesso tempo, ho sempre sentito il peso di questi tempi, dell’incertezza del futuro e della crisi del lavoro. Nonostante questo ho dato tutta me stessa in ogni lavoro in cui mi sono cimentata, alla ricerca di quello giusto che faceva per me. Diventare mamma e confrontarmi con il mondo del lavoro in quel momento della mia vita è stato un duro colpo perché mi sono ritrovata sola e molto stanca. È stato allora che ho capito che anziché sperare di trovare il lavoro per me, dovevo crearmelo da sola.

Il tuo secondo romanzo, psicologico e corale, una scelta narrativa che mi piace e con cui anch’io mi misuro nella scrittura, racconta la storia di un grande amore messo alla prova da un segreto di cui la protagonista non riesce a parlare. Come ti è venuta l’idea di scrivere questa storia? Come sei riuscita ad approfondire così bene la psicologia dei personaggi?

Devo ammettere che seguo un percorso di psicoterapia personale da circa due anni, lavoro che mi ha consentito di accedere a tutta una serie di riflessioni che prima non sarei, forse, stata in grado di formulare.

La storia è nata da sola, quando ho cominciato a scrivere avevo solamente in mente un’immagine, molto dolce ma allo stesso tempo triste, quella con cui si apre il romanzo: una coppia che nonostante un profondissimo legame capisce che l’unico modo di amarsi è stare lontani. Mi sono allora chiesta quanti modi esistano di amare, quanto possa essere doloroso l’amore.

Scrivere è sempre stato il tuo sogno nel cassetto, fin da bambina? Da piccola eri una lettrice compulsiva? Raccontaci: come e perché hai cominciato a scrivere?

Ho iniziato a leggere molto presto perché, per mia fortuna, sono nata in una casa di lettori dove c’erano senz’altro più libri che giochi.

Ho sempre amato scrivere, penso di aver scritto una ventina di diari durante il periodo di elementari e medie, scrivere è sempre stato il mio modo per provare a distaccarmi dalle cose che mi accadono, credo faccia parte del percorso per scoprire chi si è davvero. Anche per questo motivo Sono stata nella giungla è stato per me un libro terapeutico. Tricotillomania invece mi ha permesso di accedere a una parte più profonda di me.

Che genere letterario prediligi? Quali sono le scrittrici o gli scrittori che preferisci?

Leggo principalmente narrativa e ogni tanto giornalismo d’inchiesta. Mi piacciono le storie vere, reali (e realistiche), leggere per me è capire me stessa attraverso le parole degli altri, vedere le cose sotto altri punti di vista.

Amo le storie di donne (penso a Ferrante, Salvioni, Di Pietrantonio, ma anche Agnello Hornby). Qualche autore che ho amato (e amo)? Allende, Carrere, Shafak.

Che progetti hai per il futuro, sia come autrice che come editrice?

Mi piacerebbe riprendere una storia che avevo iniziato un anno fa e che ho interrotto. Come editrice, sono molto curiosa di vedere nascere la collana digitale tutta al femminile NeroDonna (prima uscita a gennaio 2025) e di rendere la mia casa editrice un luogo (fisico, vero) di scambio e confronto, aperta a tutti.

Ci regali una tua poesia?

Sono ali incerte
che sbattono irrequiete,
si incontrano
e reggono il volo.
Io avanzo
senz’occhi.
Avanzo,
persino piove.
L’acqua è tempesta
ma io avanzo,
eppure.
Eppure basterebbe un fiore.
Mi poso leggera
riposo - vedo.
Il fremito anela
e il cuore muore.

Grazie di cuore, Francesca.

Grazie a te, Daniela

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