Il mio 15 (femminile): #7 Sarah Hirini

Sarah Hirini: numero 7
La numero 7 di oggi proviene dall’altra parte del mondo, la Nuova Zelanda. Un posto fantastico da vivere, pensate che tra vulcani e ambiente naturale, alcune scene del film “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson sono state girate in questa terra così lontana. Forse per questo è nata in quel posto, lei Sarah, predestinata ad essere indispensabile e per cui soprannominata “ovunque” dagli addetti ai lavori. È giusto per fare paragoni con l’altro Dream Team il corrispondente maschile number eight è Olivier Magne, non a caso detto “collegamento”. Ci sarà un perché?
Ma ecco le altre 8 campionesse di cui abbiamo già scritto: 15 Renee Holmes, la 14 Ruby Tui. La 13 Emily Scarratt , la 12 di maglia Stacey Fluhler , la 11 Joanna Grisez , la 10 Caroline Drouin, la 9 Sara Barattin lo scorso venerdì la 8 Elisa Giordano.
La scheda di Sarah Hirini
Numero: 7
Ruolo: Flanker/ Openside Flanker
Giocatrice: Sarah Hirini (Nuova Zelanda)
Aggettivo: Ovunque

Certo, è un avverbio e non un aggettivo, ma la trovi presente, attiva e decisiva in ogni area del campo, sia nel gioco fisico e impattante dei raggruppamenti che in arioso sostegno agli attacchi al largo: così abbiamo anche definito il ruolo del flanker dal “lato aperto”, cioè prevalentemente dedicato agli spazi larghi.
E per una volta parto da qualche dato extra-campo: il padre di Sarah Hirini, orgogliosa nativa Maori, è stato un campione “shearer”, cioè tosatore.
Fanno gare di “tosatura” pecore, contando i secondi ed evitando rigorosamente di danneggiare o anche solo spaventare l’animale che invece sembra quasi gradire, stando immobile mentre avviene l’alleggerimento della lana.
È così maori e così neozelandese da essere nella vita una studiosa a livelli cattedratici della cultura dei suoi “Ngati”. Il nome del gruppo etnico in realtà sarebbe più lungo, ma ce la caviamo così.
È un gigante non nella taglia ma nel sostegno, nel capire se andare a destra a sinistra, vicino o lontano dalla portatrice di palla, per completare la sua opera una volta placcata.
Ma attenzione, perché essere un’ottima “support player” significa anche saper trasformare l’attacco in difesa, perché spesso la tua compagna che porta la palla oltre che bloccata viene anche “derubata”.
Ha una velocità intelligente, strategica, che le permette di correre guardando in giro, valutando, curvando, insomma, sostenendo.
Luca Tramontin preferisce: no, alla fine concorda, dopo aver valutato la francese Gaelle Hermet e la figiana Raijieli Daevua
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Rugbista e Telecronista televisivo
