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Il campionato da “entrata televisiva”

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Ogni Capionato che “Lui” analizza è da “entrata televisiva”

Il campionato da “entrata Televisiva”

Non necessariamente il migliore, non necessariamente il più famoso: esistono campionati “più adatti” di altri a introdurre lo spettatore neofita a uno sport che non conosce.


Faccio un esempio hockeistico: il miglior campionato al mondo è la NHL nordamericana. Punto.

Ma giocano velocissimo, il disco si vede poco, le piste sono piccole, ci sono 30 squadre, le conference, le division… un italiano si perde.

Molto meglio iniziare con il campionato svizzero, o meglio ancora con la Spengler Cup, lo storico torneo natalizio di Davos. Perché il gioco – ottimo – è più offensivo, arioso, facile, le classifiche sono “europee”, e i nomi delle squadre facilmente memorizzabili. Anche se sei uno spettatore occasionale e non attentissimo Lugano e Zurigo non li confondi, Florida Panthers e Arizona Coyotes magari sì.

Poi, dopo un po’ di Ambrì-Ginevra, si passa già rodati a New York Rangers-Los Angeles Kings.

Anche lo spettatore ha un apprendistato

Perché anche lo spettatore deve fare “le giovanili” visive prima di arrivare in prima squadra. 

Vale grossomodo per tutti gli sport o quasi. Per ogni campionato delle discipline che gioco/commento/seguo ho in testa un buon «campionato entrata», che non necessariamente è il mio preferito.

La tendenza invece 

Spesso lo spettatore si scontra subito con partite troppo tecniche e veloci. Portandosi dietro l’impressione di «non ci capisco molto».

O – peggio ancora – con i campionati nazionali, e guardare quelli perché sono “i nostri”, e basta. Magari sono prodotti male, ripresi male, commentati male, ma su quelli (l’essere umano è fatto così) ci si fa un’idea sbagliata che poi è difficile sbiadire.

Esempio suicida?

Nei paesi e nelle regioni poco ovali è meglio iniziare con il Rugby League (Rugby a 13), perché non ha le mischie e le rimesse laterali. Capito quello, apprezzato il gioco alla mano, vista una sfilza di placcaggi ad altissima velocità, viene la voglia di una versione più complessa e – eccomi – più giocata a casa nostra.

Sento le battute degli amici che mi ricordano un dato biografico: ho campato di mischie e rimesse laterali, senza quelle avrei giocato con la squadra del riformatorio. Giusto, ammetto.

Campionato: Luca e Sebastien
Qualche giocatore parla “troppo tecnico, altri hanno una forte vocazione divulgativa Luca Tramontin con Sebastien Reuille, stella dell’HC Lugano e della nazionale svizzera di hockey

Spesso in mezzo ci sono le federazioni

Impongono i campionati nazionali alle TV, invece di pensare a un cammino spettatoriale progressivo, che a lungo termine frutta adesioni giovanili, sponsor etc. Pensiero corto dicevamo (qualche articolo fa qui su Globe).

Oppure i grandi direttori di rete

Che guardano le cifre senza porsi la questione culturale, vedi classifica: l’italiano, lo spagnolo e il francese hanno bisogno di gironi unici, colori nettamente distinti, meglio ancora se le città o i paesi sono già conosciuti direttamente o comunque ben ficcabili nella memoria.

Perché anche la regia…

Sì, per i neofiti ci vogliono molti reply ben spiegati, rallentati, accuditi. Nei grandi campionati di ritmo frenetico non c’è tempo per inserirli.

A volte… se sono “troppo bravi” non funzionano perfettamente, e questo ha un rimbalzo-bounce sulle nostre abitudini televisive.

Serie SPORTBOUNCE – Art. 11. Ecco gli altri altri articoli della serie: Volata (sport gaelico…”. basta con meglio che niente. “Troppo facile…“.” E nessuno si offende“. “Telecronisticamente corretto“. “Differenza tra avversario e compagno”.” Quando la partita è brutta“. “Quando perdi di 80 punti“. Capire uno sport…L’Allenamento “a porte chiuse”.

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