I Promessi Sposi. L’insegnamento senza tempo del Manzoni

I Promessi Sposi
I Promessi Sposi del Manzoni. Nella parte finale del romanzo ambientato in Lombardia tra il 1628 e il 1630, riconosciamo un insegnamento equilibrato e positivo. Un messaggio di speranza che dovremmo fare nostro. Avevamo chiuso l’anno con “Il sorriso di Gianni Rodari”. Apriamo il 2021 con un pensiero concreto e efficace per ripartire.
Prima che finisse l’anno del matrimonio
“Prima che finisse l’anno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e, come se fosse fatto apposta per dare subito l’opportunità a Renzo d’adempire quella sua magnanima promessa, fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria. Ne vennero poi col tempo non so quant’altri, dell’uno e dell’altro sesso; e Agnese affaccendata a portarli in qua e in là, l’uno dopo l’altro, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso de’ bacioni, che ci lasciavano il bianco per qualche tempo. E furono tutti ben inclinati, e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo che, giacché la c’era questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro.”.
È uno dei periodi che fanno parte del capitolo conclusivo de “I Promessi Sposi”. Definito da diversi Critici riduttivo e mediocre rispetto alle pagine indimenticabili delle precedenti, più note vicende affrontate dai protagonisti o della drammatica cornice della peste, magistralmente descritta dal Manzoni.
Analogie
Ed è proprio l’analogia tra il morbo che flagellò Milano e le zone circostanti nel 1600 e l’inizio dell’attuale pandemia ad accomunare le considerazioni di molti commentatori dei nostri giorni, che hanno rilevato soprattutto la comune lentezza nella presa di coscienza della gravità del virus e la stessa, spasmodica ricerca del” paziente zero”. In tema di similitudini, inoltre, risulta significativa anche la descrizione della vigna di Renzo, ritrovata durante il suo viaggio di ritorno a Milano e che il giovane “già dal di fuori poté subito argomentare in che stato la fosse”. E’ la metafora di una società così ridotta non solo dalle conseguenze della pestilenza, ma anche dall’incuria preesistente, che il morbo aveva solo contribuito ad aggravare.
I Promessi Sposi e l’attualità del nostro tempo
Eppure, forse è proprio a questa “chiusa”, apparentemente “stanca”, del Romanzo, che possiamo collegare con più efficacia l’attualità del nostro tempo. Specialmente all’inizio di quest’anno che ci chiama a una ripartenza consapevole, responsabile, proattiva.
Il percorso delle vicissitudini di Renzo è costellato da ingiustizie dovute all’istruzione, spesso usata dai potenti o da chi vive alla loro ombra come strumento di sopruso ai danni della povera gente, “meccaniche, e di piccol affare”. Tuttavia, pur non potendo fare a meno di definirla una “birberia”, Renzo pone tra i presupposti del futuro più prezioso, quello dei suoi figli, la capacità di leggere e scrivere, semplicemente ma lucidamente individuata tra le caratteristiche più importanti della ripartenza della sua giovane famiglia.
Una considerazione che arriva da lontano
È una considerazione che arriva da lontano e che anche in un’Opera governata dalla Provvidenza cristiana può assumere per tutti un alto Valore laico e universale.
Se oggi l’impatto della pandemia ha accentuato l’incertezza sul futuro, aggravando nel panorama delle ultime generazioni, in particolare nel nostro Paese, problemi endemici, quali la dispersione scolastica o la bassa percentuale di laureati, la “nuova vita” dopo la peste, come dopo il Covid, non può che ripartire da un cambiamento culturale.
Nella scuola per ritrovare le ragioni
Nelle scuole superiori si accingono a tornare ragazze e ragazzi dei quali la pandemia ha congelato le prime sperimentazioni della libertà adulta. Avranno bisogno, prima ancora di recuperare i contenuti disciplinari, di ritrovare le ragioni, la cornice di senso, le motivazioni ad apprendere, per migliorarsi e migliorare le loro Scuole. Con gli Insegnanti, i Dirigenti Scolastici, le famiglie, il personale.
Nella prospettiva di superare il tempo della distanza sociale sarà fondamentale lavorare sulle competenze di collaborazione. Perché, dopo la primaria risposta sanitaria, una delle principali soluzioni all’emergenza sociale sarà la capacità di stare insieme.
Gli studenti e i loro tempi
Con gli studenti diventerà imprescindibile assecondare i loro tempi, ascoltare le loro preoccupazioni. Accompagnarli ad accettare prima ancora che a superare le inevitabili frustrazioni, produrre valore condiviso.
In questo tempo di cambiamento epocale, il contributo della Scuola può diventare davvero l’asso nella manica per vincere la partita.
Renzo e lo spirito imprenditoriale
Renzo, alla fine di tutte le traversie, non solo afferma di aver imparato tanto – non farsi coinvolgere dai tumulti, non predicare tra sconosciuti, non eccedere nel bere … – ma si rivela capace di acquisire quella competenza che oggi definiamo “spirito imprenditoriale”, reinventandosi nella compartecipazione alla gestione del filatoio del cugino. È una trasformazione che implica un notevole cambiamento. Non solo di mestiere, ma di abitudini e riferimenti. Ma il giovane filatore di seta non si scoraggia, anzi, è proprio nelle difficoltà che riesce a trovare l’energia per migliorare la sua vita.
L’insegnamento del Manzoni e il messaggio di speranza

Questa semplice verità affiora nel “sugo di tutta la storia” con cui termina il Romanzo. La conclusione della nostra battaglia contro la pandemia è invece ancora da scrivere, ma dall’insegnamento senza tempo del Manzoni possiamo trarre un grande messaggio di speranza.

Dirigente Scolastico
