Globe Today’s

Notizie quotidiane internazionali

“E pretendono di divertirsi?”

Divertirsi:: Luca Tramontin a bordo ghiaccio con la leggenda dell'HC Lugano Sebastien Reuille, nazionale svizzero con oltre 1000 partite in Lega Nazionale A
Luca Tramontin a bordo ghiaccio con la leggenda dell’HC Lugano Sebastien Reuille

«Guadagnano milioni e pretendono anche di divertirsi?»

Frase legittima di chi paga il biglietto e sente dire che il campione strapagato “non si diverte più”, rispetto a chi guadagna uno stipendio normale e accetta quotidianamente di non divertirsi al lavoro. Lo sportivo professionista ha la fortuna di estrarre un mensile da una vecchia passione infantile, perché – tranne casi sempre più rari di forzature genitoriali, logistiche o governative – lo sport che “ti dà da mangiare” è quello che hai scelto da bambino. Ma c’è un aspetto aziendale che (ripeto, giustamente) il cittadino tifoso non considera: i corpi sotto sforzo & noia rendono poco.

Ormoni & C.

Gli ormoni e le emozioni primitive (il divertimento) aumentano la resa e limitano usura e infortuni. Chi ne ha voglia approfondisca il rapporto tra picchi di cortisolo (noia, disappunto) e la mio-catabolisi, i tempi di innesco, i danni o viceversa i benefici del contenimento.

Se consideriamo l’atleta “pro” come l’ingranaggio di un’azienda che vende divertimento e produce reddito non inquinante, conviene davvero che si diverta. Sembra un discorso da Pravettoni di “Mai Dire Gol”, ma a guardarci meglio è una visione più umana rispetto a molti perbenismi citrulli. Se ci ricordiamo che per quanto guadagni deve anche divertirsi lo stiamo ricollocando nel pianeta delle persone.

Dedichiamo un pensiero anche a chi vive di indotto sportivo: chi vende bibite fuori dallo stadio di una squadra che non si diverte e perde, porta a casa meno soldi. Che catena, eh? Parte dagli ormoni del divertimento (endomorfina, serotonina, eccetera) e arriva alle ferie del figlio del ristoratore della clubhouse.

Quando parlano in privato, gli sportivi professionisti si “passano” l’informazione sugli allenatori: «È bravo, ma che palle, sempre gli stessi esercizi». Perché – yes sir – gli atleti “lavorano” sotto sforzo, spesso stanchi, a volte infortunati o stressati. Parliamo di un lavoro che ha uno svantaggio grosso rispetto alla fabbrica e all’ufficio: da stufo non rendi e rischi davvero di farti male. 

Verificato da MonsterInsights