Globe Today’s

Notizie quotidiane internazionali

“Didacta e Didattica”: oltre l’aula tradizionale

Didattica - Oltre l'aula tradizionale - una nuova didattica
Oltre l’aula tradizionale – una nuova didattica

“Didacta e Didattica”

Dal 12 al 14 marzo u.s. ho partecipato a Didacta, la Fiera internazionale sulla formazione e l’innovazione scolastica, con oltre quattrocento eventi tra workshop e seminari di formazione, sotto l’organizzazione di Firenze Fiera e il partenariato scientifico di Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e di Didacta International, per la digitalizzazione e la condivisione delle conoscenze. All’evento, che si è svolto nella cornice spettacolare della Fortezza medicea Da Basso, nel cuore del capoluogo toscano, ho partecipato non solo come fruitrice di efficaci ed attuali opportunità formative, ma anche in quanto relatrice nell’ambito dell’workshop “Learning by doing”: formazione professionale e centralità del laboratorio nel percorso di apprendimento” per la definizione delle linee di indirizzo della Scuola di Alta Formazione dell’Istruzione con proposte formative capaci di trasformare le classi, sia del primo che del secondo ciclo d’istruzione, in ambienti significativi, dinamici e stimolanti.

“Imparare facendo”

In particolare, il mio intervento, che ha riscosso molto interesse nei Docenti partecipanti – come ho dedotto, alla fine dell’incontro, dai i commenti positivi che mi hanno spontaneamente comunicato, ben oltre le migliori aspettative – ha evidenziato un aspetto prioritario della didattica dell’”imparare facendo”: l’assenza di predeterminazione del compito, quindi di condizionamenti che possano derivare dalle diverse situazioni di partenza degli studenti, impegnati a cooperare per un risultato comune da raggiungere con le proprie specificità, attraverso l’esperienza pratica dell’osservazione, dell’analisi, della sperimentazione. Sul “bagaglio conoscitivo” di ciascun alunno, su “quanto già sa”, che spesso è vincolato a un pregresso sociale, culturale ed economico, prevale il potenziale cognitivo, quanto “può fare”, grazie all’impegno, alle attitudini, alla volontà di mettersi in gioco con i compagni.

Nella didattica laboratoriale è opportuno che le attività proposte assumano il carattere della “sfida”, ovvero risultino leggermente più complesse rispetto alla situazione di partenza dello studente, chiamato, quindi, a trovare la risposta migliore ad una situazione problematica, dopo aver analizzato tutti i possibili percorsi per risolverla, magari scoprendo anche strade inesplorate e sentieri non battuti, grazie all’intuizione e alla creatività.

In questa dinamica, l’Insegnante non può più porsi ex cathedra come nella tradizionale trasmissione frontale delle conoscenze, ma diventa un facilitatore di processi che favorisce il successo individuale e di gruppo, la riduzione delle inibizioni e la crescita dell’autostima, le competenze sociali.

Domande legittime

Ad esempio, il Docente non pone quesiti agli allievi per verificarne il livello di conoscenza rispetto ad un argomento dato – l’interrogazione! – ma domande cosiddette “legittime”, delle quali non si conosce a priori la risposta, ma la si cerca insieme. Certamente, la didattica laboratoriale consente quella personalizzazione dell’insegnamento che rende possibile l’adattamento delle attività ai ritmi di ogni alunno, nel segno della partecipazione e dell’inclusione, non solo intercettando i diversi stili d’apprendimento e modellando l’azione didattica, ma anche attraverso la sperimentazione di nuove strategie che, pur essendo alla portata dell’alunno, non vengono adottate.

Oltre l’aula tradizionale

La finalità della didattica attiva, infatti, non è solo quella di incentivare gli interessi e le attitudini, ma di ampliare la capacità degli studenti di attingere a risorse cognitive diverse a seconda delle situazioni che incontrano, sviluppando così quelle competenze trasformative che li renderanno in grado di fronteggiare efficacemente l’incessante cambiamento che è la cifra del nostro tempo.

Allora neanche una nuvola sulla didattica laboratoriale? Qualche “cirro”, portatore auspicabilmente di bel tempo, dinamizza lo sfondo del ripensamento curricolare: il rischio di interpretare il learning by doing in modo riduttivo, come “ciò che chiede il mondo del lavoro”; il rischio di concepire la metodologia laboratoriale in una dimensione accessoria, opzionale, tipica delle conoscenze “deboli”, occasione di espressività personale, quasi una ricreazione “alta”,  ma comunque centrata sullo spontaneismo e “altra” rispetto al percorso d’apprendimento.

In realtà, la didattica laboratoriale, è uno strumento prezioso per costruire percorsi davvero personalizzabili, con l’attenzione ai risultati ottenuti da ciascun alunno piuttosto che ad obiettivi generalizzati attesi da tutti, secondo un’idea di scuola capace di promuovere i progetti di vita da co-costruire con gli Insegnanti: un’Idea di Scuola, secondo la stessa definizione di Indire, essa stessa “laboratorio in cui ogni studente agisce e interagisce con gli altri e con l’ambiente per apprendere crescere”. Una Scuola significativa in quanto ricca di significati autentici, perché “sarà anche possibile far sì che le persone apprendano cosa noi vogliamo, ma in futuro ricorderanno ed useranno solo ciò che ha senso per loro” (David Jonassen).

Verificato da MonsterInsights