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Atleta-Automobile, la metafora borghese che riempie gli ospedali

Il suo corpo viene spesso paragonato a una macchina, da rugby, da hockey o da fiction, perché anche lì lo “svenato alla Iggy Pop” funziona. Ma lo stesso proprietario di quel corpo è anche un acuto osservatore del linguaggio e dei comportamenti. E dei paragoni.

Atleta: foto di Luca Tramontin
Atleta di sicuro, automobile non si sa!

Atleta-Automobile

L’atleta è frainteso e illeggibile soprattutto a causa dell’analogia con l’automobile.

Una delle semplificazioni più dannose per capire come funzioniamo e per parlare con il nipote o il partner che fa Sport seriamente. La metafora atleta/auto ha per mamma (secondo me cattiva, e non apro il capitolo) l’asse persona-macchina.

E dai, chi non ha detto almeno una volta che un atleta “ha finito la benzina” o che quest’altro “è una macchina perfetta”? Chi ha voglia di visualizzare e studiare veda il disegno di Fritz Kahn, estremista intelligente (anche se la penso al contrario) dell’analogia uomo-macchina.

Abbasso il positivismo quindi, e sotto con i pericoli e i malintesi quotidiani. I primi concetti a saltare?

Il metabolismo (e la benzina)

L’atleta “brucia” la benzina di molti pasti precedenti, l’auto usa quella appena immessa.

Questa metaforaccia ci fa disimparare il concetto di metabolismo, di masticazione, assimilazione, utilizzo e deposito. Nel serbatoio si può gettare violentemente e usare subito. La persona invece ha bisogno di vari passaggi per avere biodisponibilità di “carburante”. Non lo impareremo mai bene perché siamo troppo immediati nella metafora con – vrum vrum – l’auto.

La carrozzeria combustibile

In gran parte usiamo grassi che si depositano sotto la pelle. Chiedi al carrozziere se quando entriamo in riserva bruciamo la meso-carrozzeria.

La tendenza atletica è sempre più mirata alla combustione dei grassi propri (chetogenica).  

Perché non lo capiamo? Perché lo disimpariamo per analogia macchinistica prima di ragionarci. Mangiamo di più prima delle gare convinti che il cibo passi dal serbatoio-stomaco all’uso. E siamo fiacchi. Se ci va bene ci salviamo col placebo. Ma ci strappiamo e danneggiamo. L’idea di correre o nuotare con il cibo dei mesi scorsi che abbiamo depositato sotto la carrozzeria non ci sfiora.

Il recupero (e la crescita muscolare)

La macchina se resta ferma resta nuova. L’essere umano se resta fermo invecchia prima.

Il muscolo migliora solo nei giorni seguenti gli sforzi (duri). La macchina non ha niente di simile.

La stanchezza da allenamento (che è diversa)

Siamo convinti di avere speso molte calorie quando siamo stanchi.

Quindi se facciamo un’attività fastidiosa e dolorosa sotto la pioggia, crediamo di aver bruciato un frigorifero. Allora (provoco) se aspetto sotto la pioggia con un borsone, scomodo e dolorante, mi alleno. Ma dai. L’allenamento dà una stanchezza “a sé”, non una stanchezza qualsiasi, che peraltro la macchina-auto non conosce.

Difficile capire come l’atleta appena raffreddato possa essere molto fragile.

Nelle famiglie si litiga spesso per questo buco nero di comprensione. Se proprio vogliamo un’analogia giusta: nessuno forzerebbe la sua Mediocra 2000 in autostrada senza olio. Ma molti vanno a correre privi di magnesio e potassio. Ecco, concessa anche una piccola occasionale ragione al nemico.

Infografica di Fritz Khan da “Der Mensch als Industriepalast” 
Verificato da MonsterInsights